Con tutto questo parlare di morte bisognerebbe imparare ad apprezzare fino in fondo la vita..
Hai mai guardato i bambini in un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare: non danzare così veloce.
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo?
Quando dici “Come stai?” ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita ti stendi sul tuo letto
con centinaia di questioni successive
che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare: non danzare così veloce
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Hai mai detto a tuo figlio, “lo faremo domani?”
Senza notare nella fretta, il suo dispiacere?
Mai perso il contatto con una buona amicizia
che poi finita perché tu non avevi mai avuto tempo
di chiamare e dire “Ciao”?
Faresti meglio a rallentare: non danzare così veloce
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Quando corri così veloce
per giungere da qualche parte
ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto
il giorno, come un regalo mai aperto..gettato via.
La vita non è una corsa. Prendila piano.
Ascolta la musica.
Accontentarsi di una vita tranquilla che dona certezze o cercare costantemente quel brivido, quel vivere ad alta quota incuranti del pericolo?
No,non gioco a fare Marzullo: sono solo piccoli dubbi.
Riporto un reportage effettuato da Paolo Rumiz sulla memoria della Shoa. Personalmente, nonostante l'articolo sia di notevoli dimensioni e piuttosto impegnativo, l'ho trovato al quanto interessante e provocatorio. Per queste ragioni ne ho riportato i passaggi più salienti, nella speranza che qualcun altro possa avere modo di riflettere veramente.
L'antisemita in mezzo a noi
"Vento, pioggia, finestrini appannati.
I giornali dei passeggeri mostrano svastiche e stelle di Davide: non più icone contrapposte,
ma unite in una spaventosa equazione.
Israele è nazismo, Bestia dell’Apocalisse.
L’ebreo è il carceriere dei nuovi lager, sterminatore degli innocenti. […]
Linea Trieste-Mestre-Milano, un treno di pendolari e studenti. Un proiettile di pensieri, sentimenti e
paure in corsa nella nebbia della Padania. L’Italia si interroga.
Cosa è diventato oggi l’antisemitismo? Cosa cambia nel pensiero medio della guerra con Gaza?
Come si coniuga il vecchio odio europeo con l’anatema anti-sionista del mondo arabo filtrato con l’immigrazione?
Per capire basta sparare ad alta voce il proprio sconforto per Gaza. Una risposta dalle poltrone accanto arriva sempre.
Il tema è a fior di pelle.
“Loro hanno dimenticato Auschwitz, non noi” Parla un uomo ben vestito con una borsa ventiquattrore.
“Sono stufo del giorno della memoria. – aggiunge- è solo una loro schifosa ipocrisia
per garantirsi impunità sulle nefandezze peggiori. Hanno tutto, comandano tutto. Non se ne può più”
È sdegnato, stressato, parla ad alta voci, non ha freni inibitori. “Noi” e “loro”: contrapposizione assoluta.
E identificazione totale fra israeliani ed ebrei.
Piove a dirotto, a Padova c’è ressa di studenti. Nel mucchio, una pia donna sui settanta che non sta mai zitta,
impartisce petulanti lezioni di vita. Banalità come: “moglie e buoi dei paesi tuoi”.
Qualcuno ridacchia. La provoco su Gaza e quella fa un rapido segno di croce.
“Loro hanno crocefisso Nostro Signore.. Non c’era da aspettarsi altro”.
Poi sussurra con voce costernata, quasi dolce “Preghiamo per quei bambini”, e si chiude in un raccoglimento.
Nessuno replica e nel vagone scende un imbarazzato silenzio.
Desenzano, tuona, il convoglio entra nel monsone, diventa un bivacco.
Due studenti prendono le parti di Israele, chiedono perché tanto sdegno per Gaza mentre si tace su Cecenia e Afghanistan,
ma li zittisce un grassone salito a Verona. “Col potere che hanno, devono smetterla di fare le vittime”
Ostenta “la Padania” bene aperta sul tavolinetto, così gli chiedo se è solidale con i palestinesi.
Risposta prevedibile: “Stessa gentaglia. Da passarci sopra con la ruspa. Le macerie e loro”.
Arabi, ebrei, zingari, clandestini, immondizia dell’umanità. Il pregiudizio antiebraico e quello antimusulmano
diventano facce della stessa medaglia.
[…] Ora è chiaro. Il pregiudizio esce allo scoperto, riprende coraggio.
Lo stereotipo del perfido ebreo si aggancia a formule nuove, si ibrida, cambia volto, si infila tra insospettabili,
nobilita l’odio come lotta antirazzista, addossa a Israele la colpa del rapporto fallito fra cristiani ed Islam.
[…] L’esperto di Medio Oriente David Meghnagi cita dati agghiaccianti: il 34 %degli italiani pensa
che gli ebrei debbano smettere di parlare di Shoah, e quasi altrettanti credono che nel Pese
gli ebrei siano milioni, mentre sono appena 30 mila.
[…] E’ qui che il vecchio e il nuovo antisemitismo si ibridano.
L’ebreo è colui che uccide i bambini altrui, ne beve il sangue per fare il pane,
domina il mondo attraverso occulte macchinazioni finanziarie.
[…] In un locale di piazza Bainsizza, tre tecnici televisivi discutono ad alta voce su Gazza
e concludono che “Se a Hitler avessero lasciato finire il lavoro, oggi non
ci troveremmo in questa situazione”.
Risate, ghigni, la gente al bancone non protesta.
In un Paese dove sui giornali è di moda la caccia agli immigrati
"Credo che il matrimonio debba essere tra un uomo e una donna, non sono favorevole al matrimonio gay. Ma se si inizia a giocare con le costituzioni, al fine di vietare il diritto di prendersi cura dei propri cari, ciò non corrisponde alla mia visione dell'America".
Queste parole piuttosto ambigue sono state pronunciate durante un’intervista di MTV Barack Obama, l’uomo che ha centrato la propria campagna elettorale sul tema dell’uguaglianza ricordando più volte la crudeltà delle leggi discriminatorie sia per motivi razziali sia per motivi sessuali. C’è una forte contraddizione in tutto questo soprattutto quando viene posta sotto i riflettori dell’opinione pubblica la risposta dell'attuale presidente ad un questionario riempito nel 1996 per un giornale locale di Chicago “Outilines”: “Sono a favore della legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e combatterò gli sforzi tesi a proibirli”.
Evidentemente qualcosa, ottenuta la carica tanto ambita e desiderata di presidente degli Stati Uniti, è cambiato. I motivi di questo cambio radicale di opinione sono ignoti e sconosciuti ma è triste pensare che si tratti soltanto di una sorta di demagogia.
Niente promesse che non può (o non vuole) mantenere, Signor Presidente.
Ci troviamo ancora una volta ad affrontare l’ignoto, con il pensiero all’anno trascorso e la paura, le aspettative per questi nuovi dodici mesi. E si sa che l’uomo ha un desiderio connaturato in lui di sapere, quella voglia di non farsi trovare spiazzato ed impreparato nemmeno dal futuro. Per questo motivo milioni di persone, soprattutto all’inizio del nuovo anno, si affidano all’astrologia nella speranza che questa riesca a fare luce su quel buio pesto che prende il nome di domani. L'astrologia è un arte divinatoria antica e controversa.
Secoli di progressi scientifici però non ne hanno intaccato il fascino e diminuito l'interesse: molti ci credono e si affidano totalmente o parzialmente alle sue presunte capacità profetiche. Personaggi illustri come Ronald Reagen (presidente americano) non prendevano mai un appuntamento senza aver consultato il loro astrologo di fiducia così come facevano re ed imperatori. Tutt’oggi molte aziende e molte ditte si affidano ai profili personali astrologi per scegliere i propri candidati: qualche anno fa, ad esempio, una giovane neo laureata era stata scartata al colloquio da un’ azienda di Torino dopo che questa ne aveva saputo il segno zodiacale e l’ascendente.
Vi è quindi un grande interesse per previsioni e profili caratteriali senza alcun fondamento scientifico.
Siamo un popolo di creduloni o semplicemente un popolo insicuro che ha bisogno di definire la propria personalità?
" E le senti le vene, piene di ciò che sei e ti attacchi alla vita che hai..
Leggero, nel vestito migliore,
senza andata nè ritorno, senza destinazione.
Leggero, nel vestito migliore,
nella testa un pò di sole ed in bocca una canzone.."
"volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio"