Riporto un reportage effettuato da Paolo Rumiz sulla memoria della Shoa. Personalmente, nonostante l'articolo sia di notevoli dimensioni e piuttosto impegnativo, l'ho trovato al quanto interessante e provocatorio. Per queste ragioni ne ho riportato i passaggi più salienti, nella speranza che qualcun altro possa avere modo di riflettere veramente.
L'antisemita in mezzo a noi
"Vento, pioggia, finestrini appannati.
I giornali dei passeggeri mostrano svastiche e stelle di Davide: non più icone contrapposte,
ma unite in una spaventosa equazione.
Israele è nazismo, Bestia dell’Apocalisse.
L’ebreo è il carceriere dei nuovi lager, sterminatore degli innocenti. […]
paure in corsa nella nebbia della Padania. L’Italia si interroga.
Cosa è diventato oggi l’antisemitismo? Cosa cambia nel pensiero medio della guerra con Gaza?
Come si coniuga il vecchio odio europeo con l’anatema anti-sionista del mondo arabo filtrato con l’immigrazione?
Per capire basta sparare ad alta voce il proprio sconforto per Gaza. Una risposta dalle poltrone accanto arriva sempre.
Il tema è a fior di pelle.
“Loro hanno dimenticato Auschwitz, non noi” Parla un uomo ben vestito con una borsa ventiquattrore.
“Sono stufo del giorno della memoria. – aggiunge- è solo una loro schifosa ipocrisia
per garantirsi impunità sulle nefandezze peggiori. Hanno tutto, comandano tutto. Non se ne può più”
È sdegnato, stressato, parla ad alta voci, non ha freni inibitori. “Noi” e “loro”: contrapposizione assoluta.
E identificazione totale fra israeliani ed ebrei.
Piove a dirotto, a Padova c’è ressa di studenti. Nel mucchio, una pia donna sui settanta che non sta mai zitta,
impartisce petulanti lezioni di vita. Banalità come: “moglie e buoi dei paesi tuoi”.
Qualcuno ridacchia. La provoco su Gaza e quella fa un rapido segno di croce.
“Loro hanno crocefisso Nostro Signore.. Non c’era da aspettarsi altro”.
Poi sussurra con voce costernata, quasi dolce “Preghiamo per quei bambini”, e si chiude in un raccoglimento.
Nessuno replica e nel vagone scende un imbarazzato silenzio.
Desenzano, tuona, il convoglio entra nel monsone, diventa un bivacco.
Due studenti prendono le parti di Israele, chiedono perché tanto sdegno per Gaza mentre si tace su Cecenia e Afghanistan,
ma li zittisce un grassone salito a Verona. “Col potere che hanno, devono smetterla di fare le vittime”
Ostenta “
Risposta prevedibile: “Stessa gentaglia. Da passarci sopra con la ruspa. Le macerie e loro”.
Arabi, ebrei, zingari, clandestini, immondizia dell’umanità. Il pregiudizio antiebraico e quello antimusulmano
diventano facce della stessa medaglia.
Lo stereotipo del perfido ebreo si aggancia a formule nuove, si ibrida, cambia volto, si infila tra insospettabili,
nobilita l’odio come lotta antirazzista, addossa a Israele la colpa del rapporto fallito fra cristiani ed Islam.
che gli ebrei debbano smettere di parlare di Shoah, e quasi altrettanti credono che nel Pese
gli ebrei siano milioni, mentre sono appena 30 mila.
L’ebreo è colui che uccide i bambini altrui, ne beve il sangue per fare il pane,
domina il mondo attraverso occulte macchinazioni finanziarie.
e concludono che “Se a Hitler avessero lasciato finire il lavoro, oggi non
ci troveremmo in questa situazione”.
Risate, ghigni, la gente al bancone non protesta.
In un Paese dove sui giornali è di moda la caccia agli immigrati
può succedere anche di questo.”
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